Il 12 aprile il Consiglio Ecofin (Consiglio Economia e Finanza dell’Unione europea) approverà la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia meglio conosciuta come direttiva “Case Green”. Successivamente il testo verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue ed entrerà in vigore decorsi venti giorni dalla sua pubblicazione. I singoli Stati membri avranno, a questo punto, due anni per adeguarsi alla direttiva.
Il testo, nella stesura definitiva (documento P9_TA (2024)0129) è stato profondamente rimaneggiato rispetto alla bozza del 2023 prevedendo, sostanzialmente, un passaggio più graduale all’efficientamento energetico degli edifici.
Le motivazioni della direttiva nascono dal fatto che l’Unione europea sta cercando di contrastare i cambiamenti climatici ritenendoli causa dell’aumento dei disastri “naturali”, della riduzione della biodiversità di animali e piante e dell’innalzamento delle temperature medie.
La totalità degli studi scientifici dimostra che tali eventi sono connessi all’aumento delle emissioni di gas serra (GHG) prodotte dalle attività umane.
Con il “Green Deal europeo”, avviato nel 2019, si è ipotizzata una graduale riduzione di tali emissioni finalizzata al raggiungimento, entro il 2050, di una neutralità climatica.
Poiché il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici richiedono il 40% di tutta l’energia consumata nell’Unione europea e producono il 36% delle emissioni di gas serra legate all’energia, la direttiva “Case Green” ha la finalità di ridurre, attraverso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, tali emissioni per raggiungere, entro il 2050, un parco immobiliare sostanzialmente neutrale dal punto di vista climatico.
La norma prevede vari passaggi che i singoli stati membri dovranno recepire e implementare nelle legislazioni nazionali.
Innanzitutto, è previsto che, a partire dal 2030 tutti gli edifici privati di nuova costruzione dovranno essere realizzati ad emissioni zero (edifici Nzeb) aventi altissime prestazioni energetiche con un fabbisogno di energia quasi nullo o coperto da fonti rinnovabili di energia. Invece per gli edifici privati esistenti è prevista, sempre per il 2030, la ristrutturazione, in chiave energetica, di almeno il 16% del patrimonio esistente, percentuale che dovrà salire al 20%/22% entro il 2035.
Per gli edifici pubblici tali limiti temporali sono anticipati al 2028 per le nuove costruzioni mentre la percentuale di efficientamento energetico per gli edifici esistenti rimarrà il 16% al 2030 ma dovrà salire al 26% entro il 2033.
Al riguardo saranno gli stati membri a individuare, anche per tipologia di edifici, gli standard di rendimento energetico minimo da raggiungere.
Nel contempo, entro il 2040 verranno abolite tutte le caldaie alimentate con combustibili fossili mentre, a partire dal 2025, verranno aboliti tutti gli incentivi e sussidi volti a favorire la loro installazione.
I singoli stati potranno esentare da tale normativa, tra gli altri, gli edifici vincolati, quelli adibiti a luoghi di culto, i siti industriali, officine ed edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico nonché gli edifici residenziali destinati ad essere usati per meno di quattro mesi all’anno (le cosiddette case di villeggiatura).
L’efficientamento energetico del parco immobiliare avverrà sulla base di un piano nazionale di ristrutturazione che, in estrema sintesi dovrà censire il parco immobiliare esistente per tipologia di edificio e delineare una tabella di marcia con obiettivi stabiliti a livello nazionale, indicatori di progresso misurabili e specifiche scadenze. Il piano dovrà anche individuare il fabbisogno di investimenti necessario distinguendo tra finanziamenti pubblici e finanziamenti privati con contestuale individuazione delle risorse amministrative necessarie.
Successivamente occorrerà predisporre, per ciascun edificio, un passaporto di ristrutturazione che dovrà fornire una ipotesi di riqualificazione energetica e una analisi dei costi e delle possibili agevolazioni fruibili.
Per arrivare a questo risultato i singoli stati dovranno predisporre finanziamenti e altre misure di sostegno ad hoc tra cui figurano incentivi fiscali quali aliquote ridotte, sistemi di detrazioni fiscali e sistemi di detrazioni in fattura.